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FOTOGRAFIE |
Il 27 dicembre 1885, come immortalato in una perduta (ma personalmente ricordata, a colori!) pergamena floreale (foto 1) classicheggiante, ideata da Angelo Perotti, fu fondato l’Istituto Neuropatologico (Laboratorio Anatomopatologico) del Regio Manicomio di Torino", per un "incremento degli studi psichiatrici", a complemento di un "Laboratorio Clinico Biologico", di fatto già esistente, per la antica tradizione ospedaliera di Michelangelo Porporati (1842-1880). Nella pergamena, tra le firme più autorevoli che Torino potesse mobilitare in quell'aurea stagione: da Cesare Lombroso (con il suo "uomo delinquente"), a Carlo Ceppi (l'eclettico architetto della città nuova), due nomi ci illuminano sulla intenzione scientifica del l'avvenimento.
Sono Giulio Bizzozero, (foto 2), professore di patologia generale e rettore della Università di Torino, e Camillo Golgi, (foto 3), professore di patologia generale e istologia all'Università di Pavia.
Sono i corifei del periodo rivoluzionarlo, sec. Thomas Kuhn, che, sul paradigma del positivismo sperimentale ottocentesco, si è stabilito ‑ nella scienza medica ‑ con la teoria della patologia cellulare di Rudolf Virchow (1821-1902): in contrapposizione culturale con la medicina romantica, "... ciascuna parte del corpo rappresenta una molteplicità di piccoli centri attivi od elementi (cellule) e non esiste alcun centro anatomico, da cui vengano guidate tutte le attività".
Giulio Bizzozero (1846‑1902) fu professore di istologia in Pavia a 23 anni, professore di patologia generale a 26 anni, nel 1873 a Torino per chiamata favorita dal fisiologo Jacob Moleschott. Qui lavorò genialmente, dapprima nelle quattro povere stanzette dell'ex‑convento dei Minimi di S. Francesco da Paola in via Po 18 (oggi sede dell'Accademia di Medicina), poi ‑ dal 1892 ‑ nel monumentale ma un po' sepolcrale nuovo istituto del Valentino, in corso Raffaello 30. Fu quello "il maggior centro italiano di studio morfologico della cellula, normale e patologica". Scopritore celebrato delle piastrine o 3° elemento del sangue nel 1882, autore fortunato del "Manuale di microscopia clinica" (Vallardi, Milano 1878 e 1894), senatore del Regno, Bizzozero fu condirettore influentissimo del Manicomio di Torino.
Camillo Golgi (1843‑1926), giovane allievo ‑ nel 1869 ‑ del più giovane Bizzozero, fu professore di istologia a Pavia nel 1875, e ‑ dal 1880 ‑ di patologia generale e istologia. Dal 1871 al 1893, Golgi ideò, e diffuse in un infinito campo di indagine, il nuovo metodo di dimostrazione della cellula nervosa detto dell'impregnazione metallica argentica" o "reazione nera": cioè l'impregnazione dei pezzi anatomici, induriti da bicromato di potassio, in soluzione di nitrato d'argento e conseguente annerimento del preparato cellulare in ogni suo dettaglio. La reazione nera fu applicata da generazioni di ricercatori e fruttò a Golgi, nel 1906, il premio Nobel per la medicina insieme a Ramon y Cajal, il teorico del neurone, quale unità anatomofunzionale del sistema nervoso. Anno felice e unico quel 1906, per l'Italia, dato che il premio Nobel per la letteratura fu conferito a Giosuè Carducci. Oggi Golgi è onorato per la scoperta ‑ grazie al suo metodo ‑ di quell'apparato "reticolare", dapprima nelle cellule nervose poi in ogni altra cellula, che con la denominazione di "apparato del Golgi” tanta importanza ha assunto per le sintesi proteiche cellulari con l'avvento della biologia molecolare. Una "Camillo Golgi Lecture" è tenuta annualmente dalla "Associazione Europea per lo Studio del Diabete".
E' stato detto che Bizzozero fu "il catalizzatore della mente di Golgi".
Certo è che, con due padrini di tale levatura, il
Laboratorio Anatomopatologico del Manicomio (poi intitolato a Giulio Bizzozero),
non poteva non assumere prestigio universitario. Lo mostrano le rapide carriere
accademiche dei direttori che nel giro di pochi anni vi passarono. Così Carlo
Sanquirico, patologo generale a Siena; Gaetano Salvioli cattedratico nella
stessa disciplina a Modena e Genova; Casimiro Mondino, professore di istologia a
Palermo e di psichiatria a Pavia. A quest'ultimo succedette Carlo Martinotti
(1859‑1918), che tenne ininterrottamente quell'ufficio fino alla morte:
anch'egli allievo di Golgi, del quale perfezionò la reazione nera, docente,
osservatore rigorosissimo, contribuì allo studio delle ghiandole surrenali,
dell'acromegalia, oltre che della patologia sperimentale del sistema nervoso.
D'altro canto, il Laboratorio Clinico del Manicomio riflette in quegli anni la
presenza di
Antonio Marro (1840‑1913),
(foto 4-5). Da medico condotto di Limone Piemonte a
medico primario del Manicomio di Torino e Collegno dal 1885, docente di
psichiatria nel 1886, egli è ancor oggi ricordato per le sue ricerche sul
ricambio materiale nel lavoro mentale e nello stress (1885). Inoltre, per i suoi
apporti all'endocrinologia ("La puberté", Reinwald, Paris, 1902) e per il suo
impegno psico‑sociale che va ben oltre il dogmatismo antropologico lombrosiano.
Nel 1888, Marro fondò gli "Annali di Freniatria e Scienze Affini del Regio
Manicomio di Torino" che, fino al 1912 (cioè fino alla sua morte) varrà a
divulgare internazionalmente la produzione scientifica dell'ospedale torinese.
Nel 1890, è istituito ‑ succursale a quello di Torino Città ‑ il Laboratorio Anatomopatologico (Neuropatologico) del Manicomio di Collegno. Quivi si accentua l'apertura universitaria dell'istituzione, che supera nettamente, in tal modo, le caratteristiche dei consimili laboratori dei manicomi italiani del tempo. Allora, l'indagine autoptica obbligatoria riassumeva infatti il mito del progresso scientifico, con la ingenua ricerca di evidenti cause organiche per tutte le “Frenosi" e conseguente incontrollato incremento di orripilanti collezioni anatomiche museali.
A Collegno, manco a dirlo, l'impronta è data da Giulio Bizzozero, la cui illuminata onnipotenza pone ‑ appunto nel 1890 ‑ l'allievo "esterno" di provenienza golgiana, Benedetto Morpurgo (1861‑1944, (foto 6-7) docente di patologia generale, alla prima direzione del Laboratorio. Con l'evidente (e giustificato) programma di una veloce carriera universitaria. Il che puntualmente si realizzerà con la chiamata di Morpurgo alla cattedra di patologia generale a Ferrara, nel 1893, poi a Siena e a Cagliari, e infine a Torino‑ nel 1902 ‑ in sostituzione del Maestro appena scomparso; vi rimarrà fino al 1935, allo scoccare delle leggi razziali.
Al Laboratorio di Collegno trova adatto terreno di evoluzione il piano di ricerca della scuola patologica torinese. Come riferisce ‑ il 3 aprile 1894 ‑ al rimasto famoso XI° Congresso Medico Internazionale in Roma, Bizzozero si occupa allora di "accrescimento e rigenerazione, normale e patologica nell'organismo " e giunge alla conclusione che "nelle cellule nervose, una moltiplicazione non si verifica che nei primi periodi della loro vita ". Sperimentando su centri nervosi di feti e neonati di coniglio, "quantunque ci vedessimo buon numero di cellule in mitosi, palesemente appartenenti al tessuto interstiziale, non mai ci siamo potuti persuadere che qualcuno di essi risiedesse in cellule aventi i caratteri di cellule nervose ".
Sono i risultati, essenzialmente, che ‑ nel
settembre 1892 ‑ Morpurgo, con Vitige Tirelli quale assistente, pubblicò su
Annali di Freniatria e Scienze Affini nel lavoro poi definito "pietra miliare
nella dottrina della stabilità degli elementi nervosi". Si dimostrò, in
particolare, che “la moltiplicazione delle cellule nervose cessa assai presto
nella vita embrionale di modo che il numero degli elementi costitutivi del
sistema nervoso è precocemente determinato. Gli elementi specifici del ganglio
non si différenziano tutti simultaneamente, per cui in periodi inoltrati
dell'accrescimento ed anche nell'adulto rimane un certo numero di elementi
piccoli con caratteri giovanili". Le cellule del ganglio spinale
intervertebrale erano state scelte in considerazione della particolare
aggredibilità sperimentale.
Vitige Tirelli (1866‑1941), (foto 8-9) configura forse il periodo scientificamente migliore del Laboratorio Neuropatologico di Collegno. Ciò è documentabile dal recuperato archivio personale di Tirelli, nonno materno dello scrivente (figlio di Elisa Tirelli: 1900‑1976, madrina Elisa Marro), che ‑anche per la storia orale appresa nell'infanzia ‑ può considerarsi l'unico vivente interprete di quelle vicende.
Tirelli, nato a Carpi (Modena), laureato a Bologna con Augusto Murri nel 1889, trascorse un anno da Golgi a Pavia. Qui si rese padrone della indagine istologica con la reazione nera, come certificò, in autografo inconfondibile, il Golgi (15 luglio 1890): "... giovane serio, modesto e fornito di quegli speciali requisiti, anche nei riguardi della attitudine tecnica, che mentre stanno a guarantigia della buona riuscita degli studi scientifici, devonsi richiedere in coloro che intendono dedicarsi agli studi medici con serio indirizzo scientifico”
Forte di tale determinante presentazione e di 2 comunicazioni (luglio e agosto 1890) alla R. Accademia dei Lincei di Pavia ("Il tessuto osseo studiato con la reazione nera" e "Ricerche sul microrganismi del mais guasto", in collaborazione con Achille Monti., poi professore a Pavia di anatomia patologica), Tirelli è assunto il 29 ottobre 1890 (confermato per un biennio il 28 ottobre 1891) quale assistente medico e settore al Laboratorio Anatomopatologico del Manicomio di Collegno.
La collaborazione con il direttore Morpurgo verrà ‑ nel 1927, in occasione del suo Giubileo universitario ‑ così rievocata da Tirelli:
«... In laboratorio avevamo, allora, solo muri per ripararci e una stufa per riscaldarci. Ci mancava perfino il gas. Orbene! Tutto Ella creò. L'assistente, l'inserviente, gli strumenti, i mezzi di studio; ingegnosamente, economicamente; superbamente quanto ai risultati.
Ricorda: professore, come ‑ prima che col termostato ideale, insuperato, del peritoneo del coniglio, coltivammo la tubercolosi in un termostato fatto con una latta dei benzina con fondo di legno, entro l'involucro suo di legno col fondo di latta; riscaldata con una lampada a petrolio ?
Ricorda: professore, che con un microscopio Seibert senza vite macrometrica e con un micrometro fabbricato con fili di vetro abbiamo contato (senza perderne una sola) tutte le cellule del 3° ganglio spinale del coniglio, attraverso l'intiera evoluzione della cellula nervosa di quell’organo?
E le serate passate a scrivere il protocollo del lavoro della giornata; se non pure a controllare la lampada del famoso termostato o gli amori lunari dei conigli per l'esattissima determinazione dell'età dei futuri gangli spinali, che avremmo poi studiato?
Ricordi straordinari, irripetibili, commoventi.
E io, deliberatamente, volutamente, ero diventato una "cosa" in mani di Lei; si che quando, lasciando Collegno per la cattedra di patologia generale dell'Università di Ferrara, Ella mi trasmise il vantaggio inestimabile del suo posto, più che la gioia per l'inaspettato avanzamento, sentii il rammarico per la dipartita di Lei e il bisogno che avrei avuto ancora del suo insegnamento".
E Morpurgo risponderà: "Era la nostra una bohème
non romantica, ma veramente idealista. Il zingaresco era di fuori: nelle vesti,
nell'umiltà dei nostri conviti, ma l'anima ed il carattere erano disciplinali ed
aristocratici”.
Evidentemente, nella piccola comunità residenziale di Collegno, legami di sincera amicizia dovettero sorgere tra le famiglie Morpurgo e Tirelli. Quest'ultima si costituì il 14 febbraio 1893 dal matrimonio di Vitige Tirelli con Teofila Rizzatti di Carpi (1869‑1956), compagna impareggiabile di una vita che iniziò proprio al Manicomio di Collegno nell'edificio del portale juvarriano, (foto 10-11) ( "in un quartierino ad uso alloggio".... "non è granchè bello, ma ci si può adattare dentro abbastanza bene".... "e intanto hanno già cominciato a farvi le riparazioni necessarie". Così l'epistolario dell'inverno 1892, tra Collegno e Carpi.
La signora Bice Morpurgo, (foto 12-13) per parte sua, si adoperò affettuosamente, anche da Ferrara, per introdurre la giovane signora Tirelli nei circoli torinesi delle signore Bizzozero e Foà. Pio Foà (18481923), allievo di Bizzozero a Pavia e, sulle sue orme, professore di anatomia patologica in Torino dal 1889, fu personaggio autorevole nella società torinese, pioniere ‑ tra l'altro ‑ dell'educazione sessuale. Questi nomi ricorreranno spesso nel discorsi della Nonna cinquant'anni dopo.
Con la partenza di Morpurgo, Tirelli è nominato per concorso (commissari Bizzozero, Foà e Marro) medico ordinario, settore e direttore del Laboratorio Anatomopatologico di Collegno, l'8 marzo 1893. Fino al 16 marzo 1898, data del trasferimento a Torino, Tirelli concentrò, con quella intestazione divenuta espressione di un ambiente di studio eccezionalmente propizio (l’eco delle sanguinose sconfitte di Amba Alagi e di Adua fu forse appena avvertito), una serie di 12 originali pubblicazioni sperimentali che, muovendo dal tema di base, si sviluppano su disegno autonomo.
Racconta Tirelli:
"A me si offrivano le condizioni più favorevoli per istudiare coi nuovi metodi le eventuali alterazioni degli elementi nervosi nelle diverse frenosi, sia per la conoscenza che di quei metodi aveva acquistato fin dal 1890 quando ebbi la fortuna di studiare sotto la direzione dello stesso Prof. Golgi, che per l'abbondanza di materiale di cui, come settore, io poteva disporre. Epperciò mi accinsi a tale studio, saggiando metodicamente le diverse parti dell'encefalo nelle varie frenosi".
Alcuni di quei lavori meritano segnalazione particolare:
Direttamente connesso a quello in collaborazione con Morpurgo, sempre poi molto citato, è "Dei processi riparativi nel ganglio intervertebrale" (Foto 14), (Annali di Freniatria e Scienze Affini, Collegno 6 dicembre 1894 e Archives italiennes de Biologie, XXIII, Fasc. III).
Tirelli conclude: "Rimane provato che per gli elementi altamente differenziati del ganglio intervertebrale quanto già si sapeva a proposito delle cellule nervose del cervello, del cervelletto e del midollo spinale e cioè, che anche essi devono considerarsi, secondo l'espressione del Prof Bizzozero, come elementi perenni".
Del 1895 è "Sulla anatomia patologica degli elementi nervosi in diverse frenosi e specialmente nella frenosi epilettica", (Foto 15), (Bollettino Società Medico‑Chirurgica di Pavia). Conclusioni:
1) I metodi di tecnica del Golgi possono servire egregiamente allo studio di certe alterazioni istologiche del sistema nervoso centrale in diverse frenosi, quali la paralisi generale, la demenza secondaria, la melanconia cronica (detta anche lipemania) e la frenosi epilettica.
2) Nei cervelletti di individui morti in
istato epilettico si ritrovano pure fatti morbosi negli elementi corticali e del
cervelletto. Nella corteccia tali lesioni hanno i caratteri dell'atrofia
varicosa, interessano specialmente i prolungamenti protoplasmatici e il corpo
cellulare e con grande probabilità dipendono da alterata circolazione cerebrale
e da conseguente cattiva nutrizione delle cellule. Le cellule del cervelletto
invece presentano a preferenza alterato il cilindrasse e ciò è forse legato a
disturbata funzione di quell'organo in seguito alle convulsioni”.
Il lavoro è corredato di ottime microfotografie dei preparati alla Golgi.E’ una primizia tecnica, resa possibile dal microscopio Carl Zeiss, Jena, "Stativ I”, che figura nel catalogo l895 con 2 varianti: una per il lavoro con camera microfotografica e l'altra per studi mineralogici. La monografia "La microfotografia applicata allo studio della struttura della cellula nel gangli spinali", di Martinotti e Tirelli, (Foto 22), (Annali di Freniatria e Scienze Affini, 1899 e Anatomischer Anzelger, Jena, XVII Band, 369, 1900) sarà in seguito, con le sue riproduzioni in eliotipia, un classico della fotografia medico‑scientifica, anche per la dettagliata descrizione della metodica.
“Noi ci siamo sempre serviti della luce artificiale fornita da un becco Auer. Le difficoltà che abbiamo dovuto superare, per avere una pressione di gas costante e sufficiente, furono non poche, causa la località molto bassa del laboratorio... Maggiori vantaggi avremmo ricavato dall'impiego della luce elettrica, ma questa finora non è a nostra disposizione".
Altre belle microfotografie, presentate per la stampa nel disegni del prof. Alessandro Oglieri, sono in "Come si comporta lo stroma neurocheratinico delle fibre nervose nel tronco periferico di un nervo reciso e nel cadavere" (Annali di Freniatria e Scienze Affini, Collegno 4 marzo 1896 e Archivio per le Scienze Mediche XX, 195, 1896). Si conclude:
“Tre spirali cornee delle fibre nervose periferiche separate dal centro, resistono più della guaina mielinica e del cilindrasse ...Lo stroma neurocheratinico conserva quasi tutti i suoi caratteri normali fino a 18 giorni dopo la morte”
Si orientano, a questo punto, verso la medicina
legale nelle sue fondamentali controversie di tanatologia forense tre altri
grossi lavori monografici: «Sulla cronologia della morte degli elementi del
sistema nervoso centrale e periferico" (Annali di Freniatria e Scienze Affini,
Collegno Giugno 1896)‑, "Sur l'anatomie pathologique des éléments nerveux dans
l'enpoisonnement aigue per le sublimé" (Archives Italiennes de Biologie, XXVI,
2, 1896); "La vita residua del protoplasma; ricerche sperimentali, (Foto
24), (Annali di Freniatria e Scienze Affini, Collegno, luglio 1897).
Con complessive 20 pubblicazioni, da Collegno, maestro di se stesso e senza impegnate protezioni, Tirelli tenta l'avventura universitaria e partecipa nel novembre 1897 al concorso per la cattedra di medicina legale all'Università di Modena. In commissione: Cesare Lombroso, Alberto Filippi, Paolo Pellacani. Viene "ternato", con esclusione di Tirelli, Mario Carrara (1866‑1937): indubbiamente di grandi meriti, ma da tempo fidanzato con la figlia di Lombroso, Paola, che sposerà nel 1899, succedendo infine a Lombroso, nel 1903, alla cattedra di medicina legale di Torino. Memorabili di quel concorso a Roma l'animosità faziosa ed avventata di Lombroso contro le pubblicazioni di Tirelli, accanitamente difese invece dal commissario Pellacani. Ne seguì un ricorso, con accompagnamento di svariati libelli, ma il ministero, nel maggio 1898, approvò il concorso, pur dichiarando Tirelli ampiamente idoneo al posto. Fu così ristabilita quella onestà scientifica che, da Collegno, Tirelli accoratamente aveva difeso e dimostrato, nel febbraio 1898, ribattendo punto per punto alle accuse lombrosiane "con le quali si vole ad arte addirittura opprimermi" ("A proposito di un concorso di Medicina Legale”). Oggi la rilettura di quei lavori basta a convincerci del rigore metodologico delle ricerche condotte a Collegno e della ingiustizia commessa da Lombroso.
Nel 1899. comunque, Tirelli avrà ‑ per titoli ‑ il diploma di libera docenza in medicina legale all'Università di Torino e il suo corso di psicopatologia forense sarà ‑ fino agli anni Trenta ‑frequentatissimo, al Manicomio di Torino, in Via Giulio 22, come bene ricorda l'allora studente Renato Bèttica Giovannini.
Prima di lasciare Collegno per Torino, quale
primario e direttore incaricato, il 3 febbraio 1897, Tirelli compila ancora il
rendiconto annuale del Laboratorio
(Foto 25-26) Anatomopatologico, approvato con lode dal
direttore Bizzozero. La tradizionale relazione è da Tirelli battuta a
macchina,su una oggi ancor conservata Remington Typewriter N° 7, fin dal 1894:
abitudine ancora insolita e notoriamente praticata da Bizzozero stesso, fino al
suoi ultimi giorni
Sostituì Tirelli alla direzione del Laboratorio Anatomopatologico di Collegno, nel 1898, Giovan Battista Pellizzi (1865‑1950), (Foto 27), già ivi assistente dal 1893. Pellizzi aveva pubblicato con Tirelli "Sull'etiologia della pellagra in rapporto alle sostanze tossiche prodotte dai microorganismi del maiz guasto", (Foto 28), (Annali di Freniatria e Scienze Affini, marzo 1894) ed altri lavori sull'argomento, seguendo le imperanti (e ínconcludenti) dottrine di Cesare Lombroso e di Giulio Vassale.
A Collegno, Pellizzi, con alcune modificazioni apportate al metodi di Golgi, studiò le particolarità della guaina midollare delle fibre nervose ed ‑ estesamente – la istologia e la patologia del sistema nervoso centrale. In proposito, sono suggestive le tavole disegnate dal Pellizzi stesso (Litografia Doyen, Torino) sulle degenerazioni secondarie dei fasci nervosi nei cordoni anterolaterali e posteriori del midollo spinale, Foto 29)(Annali di Freniatria e Scienze affini, 1895)
Libero docente in psichiatria nel 1895, Pellizzi venne successivamente nominato professore di clinica psichiatrica all'Università di Sassari, passando poi a Pisa, ove rimase fino al 1935. Oggi egli è ben conosciuto dalla eponimica "sindrome del Pellizzi” o "macrogenitosomia precoce": forma di pubertà precoce da tumore della pineale o epifisi (nella prima descrizione del 1910).
Con l'inizio del nuovo secolo, il Laboratorio
Neuropatologico del Regio Manicomio di Collegno compare con minor frequenza
sugli Annali di Freniatria e Scienze Affini, segno che l'epoca eroica della
ricerca sperimentale istologica, si va ‑ in loco ‑ esaurendo. Tuttavia,
Francesco Burzio. primario nel Manicomio
di Torino, e incaricato della direzione del Laboratorio Neuropatologico di
Collegno (in sostituzione di Luigi Roncoroni fulmineamente nominato professore
straordinario di psichiatria a Cagliari), pubblica ‑ dal 1902 al 1904 ‑ ricerche
sull'anatomia patologica del morbo di Parkinson e di varie psicosi.
Ma una figura in primo piano rinnova la tradizione scientifica del Laboratorio.
Nel 1905, Giovanni Marro (1875‑1952), (Foto 30), figlio di Antonio Marro, fu nominato medico di sezione (nel 1907, primario e direttore del Laboratorio Anatomopatologico di Collegno), in un contestato concorso per titoli ed esami. Partendo da osservazioni di anatomia comparata (Annali di Freniatria e Scienze Affini, 1905), Marro giunse a precisare aspetti inediti di morfologia normale e patologica dell'ipofisi e della regione connessa (1907, 1911, 1923), di sicura utilità per l'endocrinologia, in via di una prima sistemazione descrittiva proprio in quegli anni.
Marro, però, è ormai orientato verso la antropologia, della quale disciplina avrà nel 1923 la prima cattedra all'Università di Torino e che illustrerà ‑ con il Museo Etnografico annesso ‑ fin oltre l'ultima guerra e le sue alterne umane vicissitudini.
Oggi egli è altamente rivalutato in egittologia per l'apporto antropologico alle campagne di scavo in Egitto, condotte nel 1911 da Ernesto Schiaparelli, e alla conseguente impostazione metodologica del Museo di Antichità e del Museo Egizio di Torino.
Tra le tante affascinanti monografie pubblicate da Marro: "Dello sfinge egiziano ‑ Contributo alla psicologia dei popoli” (1924); “Il corpo e la statua del defunto nell'Egitto antico" (1927); "La tomba intatta dell'architetto Cha" ( 1928).
Nel vetusti sotterranei dell'Istituto di Antropologia a Torino, in Piazza Cavour, la grande collezione di mummie ritrovate da Marro è tuttora visitata da paleopatologi di tutto il mondo.
Con questo epilogo inaspettato termina il momento morfologico‑sperimentale della neuropsichiatria intensamente vissuto a Collegno, un secolo fa. Si va ormai affermando il paradigma psicologico: 1a neurologia e la neuropatologia non sono riuscite a spiegare la complessità dei comportamento umano con la teoria degli apparati sensoriali e motori". "Ma il passato si muove con noi".